domenica 22 gennaio 2017

Le cronache di...una gita a Padova



Non alla solitudine scrovegna,
o Padova, in quel bianco april felice 
venni cercando l’arte beatrice 
di Giotto che gli spiriti disegna;
                                                                             
né la maschia virtù d’Andrea Mantegna, 
che la Lupa di bronzo ebbe a nutrice, 
mi scosse; né la forza imperatrice 
del Condottier che il santo luogo regna.             

Ma nel tuo prato molle, ombrato d’olmi 
e di marmi, che cinge la riviera 
e le rondini rigano di strida, 

tutti i pensieri miei furono colmi 
d’amore e i sensi miei di primavera, 
come in un lembo del giardin d’Armida

(Gabriele D’Annunzio)


Il 3 gennaio siamo partiti per raggiungere questa bellissima città, ricca di monumenti, palazzi, chiese e piazze, numerose piazze. Arrivati in stazione verso mezzogiorno ci siamo diretti all'albergo, un modesto ma piacevole alloggio non molto distante e in un'ottima posizione centrale. Successivamente siamo andati al Villaggio di Babbo Natale nella Piazza degli Eremitani dove abbiamo gustato un buonissimo panino con prosciutto crudo di Norcia, accompaganto da uno speziato bicchiere di vin brulé.



Qui abbiamo ammirato la struttura esterna della Chiesa degli Eremitani.















































Una volta rinfocillati, ci siamo diretti verso la Piazza delle Erbe e quella della Frutta dove si trova il Palazzo della Ragione o Salone.


Il suo interno è costituito da un vasto salone le cui pareti sono ricoperte da circa 217 metri lineari di affreschi.




















































 Qui si può ammirare l'imponente cavallo ligneo:

"È il 1466 quando Padova si prepara a uno degli eventi che verrà ricordato negli annali di quei secoli come uno dei più spettacolari e imponenti: una grande mascherata a tema mitologico.
Vi partecipò tutta la nobiltà padovana dell’epoca e arrivarono anche altre famiglie importanti da molte città vicine e lontane.
Quella del 1466 fu una sfilata “carnevalesca” di tutto rispetto: effetti speciali (come la riproduzione dell’Etna che sputava fuoco e fumo) e personaggi mostruosi e mitologici ricostruiti nei minimi particolari.
Percorrevano la città un enorme colosso, la cui testa superava le mura patavine, che montava un cavallo di legno di imponenti dimensioni. Seguivano divinità pagane come Cibele, dea della natura, mostri  come Encelado, il gigante che secondo la leggenda giace schiacciato sotto l’isola di Sicilia e fa eruttare l’Etna, oppure la Chimera, le nove Muse delle arti i Ciclopi e molto altro ancora. A chiudere questa kermesse Antenore, fondatore di Padova e il suo seguito di cavalieri in abiti troiani. Dopo la sfilata il colosso andò perso, mentre il cavallo di legno venne conservato nel palazzo dei Capodilista a San Daniele.
Per quasi quattro secoli il cavallo rimane nella dimora dei Capodilista, fino al 1837 quando due discendenti di Annibale, Giorgio e Giordano Emo decisero di donarlo al Comune di Padova.
Il dono però non venne consegnato senza una promessa: quella di procedere alla sua custodia e al suo completo restauro. Se il Comune non avesse adempiuto a questa promessa il cavallo sarebbe ritornato ai proprietari originari e non avremmo potuto ammirarlo nel Palazzo della Ragione. Quando venne consegnato al Comune di Padova, il Cavallo non era in ottime condizioni: non aveva testa, coda e neanche zoccoli. Per esporlo fu quindi assolutamente necessario un restauro. Il compito di ricostruire le parti mancanti venne affidato all’intagliatore Agostino Rinaldi, che intagliò e fuse i pezzi sul modello del cavallo del Gattamelata realizzato dallo scultore Antonio Gradenigo.
Il Cavallo misura 5,75 metri di altezza e ha una circonferenza sull’addome di 6,20 metri: in passato veniva usato per delle rappresentazioni a tema dell’Iliade con il chiaro ruolo di Cavallo di Troia, poteva ospitare fino a 20 persone (le fonti di queste informazioni però non sono certe)."

Nell'angolo a nord è collocata la pietra del vituperio:

"posta nel 1231, su richiesta di S.Antonio e utilizzata per i debitori insolventi. Secondo gli statuti del 1261, il debitore insolvente in camicia e mutande vi si doveva sedere tre volte, pronunciando la frase cedo bonis. Espulso dalla città, se si ripresentava e veniva scoperto, lo sottoponevano nuovamente a questa procedura, con l'aggiunta del rovesciamento di tre secchi d'acqua sul capo."
 


 All'interno del salone c'è anche una realizzazione del famoso pendolo di Foucault, allestito su progetto scientifico del prof. Giacomo Torzo del Dipartimento di fisica dell'Università di Padova; il pendolo rientra nelle iniziative di divulgazione scientifica promosse dall'Amministrazione comunale.


In fondo al salone attraverso un cancello si può ammirare questa splendida vista:


Finita la visita interna ci siamo presi qualche minuto di relax sotto la loggia osservando il panorama circostante
















































Alle 15.00 siamo ritornati in Piazza degli Eremitani dove abbiamo preso il trenino turistico, il Sant'Antonio Express, che ci ha portati per tutto il centro storico fino a Prato della Valle per poi ritornare al luogo di partenza.
















   















Una volta tornati siamo andati a visitare l'interno della Chiesa degli Eremitani






"La chiesa degli Eremitani venne costruita tra il 1276 ed il 1306 come sede dell'ordine agostiniano degli Eremitani, fondato nel 1256. La chiesa subì pesanti distruzioni nel 1944 a seguito dei quali è stata ricostruita fedelmente: quasi completamente persi sono i notevoli affreschi che ricoprivano le cappelle laterali ed il presbiterio"








Successivamente ci siamo diretti verso Piazza del Duomo passando per la bellissima Piazza dei Signori, da cui si può ammirate la Torre dell'Orologio con l'antico orologio astronomico.



"Verso la metà del XIV secolo, il principe Ubertino da Carrara, signore di Padova, offrì una cattedra all’Università di Padova a Jacopo Dondi, che aveva buone conoscenze di medicina, di filosofia e di astronomia. Il Dondi (morto nel 1359), per testimoniare la sua riconoscenza al principe, si offrì di installare sul suo palazzo un orologio indicante le ore, i mesi, le fasi lunari e il corso del sole attraverso i segni dello zodiaco; in seguito a questo lavoro, Dondi ricevette il titolo ereditario di “dall’Orologio”.
Nel 1390 il palazzo di Padova e, in particolare, la torre dell’orologio furono saccheggiati e il capolavoro del Dondi fu interamente demolito; non ne rimase nulla.
Nel 1423, Novello Dondi dall’Orologio, discendente di Jacopo, iniziò l’esecuzione, sulla  torre riedificata sulla base della porta orientale del Palazzo Carrarese, di un nuovo orologio secondo i disegni del vecchio; lavoro che fu terminato, nel 1434, da Giovanni dalle Caldiere; nel 1437 il quadrante dell’orologio fu dipinto e dorato da Giorgio da Treviso. La facciata della torre fu rifatta in pietra d’Istria da Giovanni Maria Falconetto nel 1532.
L’orologio fu riparato a fondo nel 1530 e, nel 1688, l’orologiaio Giovanni Carleschi lo munì di un pendolo. Verso la fine del XIX secolo, cessò di funzionare, ma attualmente il manufatto funziona egregiamente ed è stato completamente restaurato nel 2010."




Dopo di che siamo arrivati a Piazza del Duomo, che è caratterizzata dal profilo della Basilica del Duomo, il Battistero e il Palazzo Vescovile
 





















siamo entrati nella Basilica, non mi ha colpita particolarmente (ho preferito di granlunga la Chiesa degli Eremitani).
Nella navata sinistra è sepolto San Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova dal 1664  al 1697, il cui corpo è esposto, con il volto coperto da una maschera, all'interno di un'urna in cristallo sotto l'altare.














Di fronte al Sagrato del Duomo si trova invece una fila di edifici, tra cui spicca l'elegante Palazzo Bonafari, costruito nel duecento in stile neogotico.



Infine prima di tornare in albergo e praticamente per caso (non era previsto nell'itinerario che avevo preparato a casa) abbiamo visitato L'Oratorio di San Rocco.


All'interno della sala era allestita una mostra di gioelli, ma quello che più mi ha colpito sono stati i bellissimi affreschi.

Il giorno seguente, dopo un'abbondante colazione, abbiamo lasciato l'albergo ed alle nove e mezza eravamo già fuori alla scoperta delle bellezze di Padova.
Ci siamo diretti verso la Basilica di S.Antonio, strada facendo siamo passati davanti la tomba di Antenore. E' un'edicola medievale che, secondo la leggenda, dovrebbe contenere le spoglie del mitico fondatore di Padova. Sinceramente non mi è piaciuta proprio, soprattutto per la trascuratezza in cui versava il monumento...
Una volta arrivati in Piazza del Santo davanti hai nostri occhi c'era la bellissima Basilica in tutto il suo splendore. 




























































Una volta entrati non ho potuto scattare foto, giustamente è un luogo di preghiera e pellegrinaggio, quindi le immagini che riporto di seguito le ho prese da alcuni opuscoli che mi hanno consegnato in chiesa. E' sicuramente una delle chiese più belle che io abbia mai visto. Immensa e maestosa ma nel contempo raccolta e accogliente. Ad ogni angolo, opere d'arte, oggetti sacri e richiami storici.
Abbiamo visitato la Cappella della Madonna Mora, dove abbiamo contemplato la bellissima statua della Vergine. Consegnato le mie preghiere al Santo appoggiando la mano sulla sua tomba. Reso omaggio alle sue reliquie (anche se questa tradizione di conservare in reliquiari le varie parti del corpo dei santi l'ho trovata sempre un pò macabra). Sostato presso il memoriale dell'eroico Padre Placido Cortese.













































Quando poi è iniziata la messa, non ci sembrava rispettoso restare lì senza parteciparvi e quindi siamo usciti nel bellissimo chiostro.




Alle 10.30 ci siamo diretti alla Loggia Cornaro dove abbiamo seguito una interessante visita guidata. Abbiamo apprezzato le bellezze della loggia, gli affreschi dell'Odeo ed ascoltato le gesta del lungimirante Alvise Cornaro, studioso di idraulica e imprenditore agricolo, amante dell'arte e dei piaceri della vita. Questa è un'attrazione non molto conoscuita dai turisti ma che vale davvero la pena di essere vista e apprezzata, le foto che ho scattato rendono un pò l'idea.


 

















                                                                                        





































































       


















Successivamente, dopo esserci scaldati in un bar sorseggiando un caffè bello caldo, siamo andati nella immensa (è una delle più grandi d'Europa) e "aperta" Piazza di Prato della Valle.  


"La piazza è in realtà un grande spazio monumentale caratterizzato da un'isola verde centrale, chiamata Isola Memmia, in onore del podestà che commissionò i lavori, circondata da un canale ornato da un doppio basamento di statue numerate di celebri personaggi del passato che secondo il progetto originario dovevano essere 88.
Oggi possiamo osservare, invece, solo 78 statue con 8 piedistalli sormontati da obelischi e 2 vuoti."























































Dante
Giotto


































































































                                                                                            

 



Prima di tornare verso il centro abbiamo guardato da vicino la facciata della Basilica di Santa Giustina che si trova proprio in Prato della Valle (non siamo entrati perchè era chiusa...).















































 
 
Poco prima delle 13.00 siamo andati a farci un piatto caldo in un locale in centro e successivamente, alle 14.00, abbiamo raggiunto l'ultima tappa della nostra gita padovana, Il Palazzo del Bò
Alle 14.30 abbiamo iniziato un'interessante visita guidata di questo palazzo che è la sede della seconda più anticata università d'Europa (oggi ospita solo le facoltà di giurisprudenza, le altre sono dislocate in altri palazzi distribuiti sempre nel centro di Padova). 
All'interno non ho potuto effettuare delle foto... e va beh, mi sono concentrata di più su quanto raccontava la guida. Ci hanno fatto visitare l'Aula Magna e la Sala Dei Quaranta (così chiamata perchè vi sono raffigurati i ritratti di quaranta studenti illustri) dove abbiamo visto la cattedra di Galileo Galilei. In seguito abbiamo visitato la Sala delle Lauree di Medicina e il famoso e antichissimo Teatro Anatomico e infine la tomba della prima donna al mondo ad essersi laureata (da notare il cognome...)





 

Nell'ultima mezzora prima di tornare all'albergo per recuperare il bagaglio e prendere il treno, abbiamo fatto un giro ancora per piazza della Frutta e Piazza degli Eremitani riempiendoci gli occhi delle immagini di questa bella città universitaria.

Ancora un pò di Padova...

 








1 commento:

  1. Berrei ancora un vin brulé accompagnato da un bel panozzo con il crudo tagliato a mano....

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