Qui nei pressi del torrazzo abbiamo scorto l'omaggio di Cremona al grande artista Monteverdi.
Aimé la mia ignoranza in materia è davvero abissale e quindi non avevo la minima idea di chi fosse, così ho cercato di compensare le mie lacune cercando qualcosa in rete.
Qui ho appreso perchè questo uomo vissuto nel 600 era così speciale.
Biografia
Claudio Monteverdi era un musicista dalla grande sensibilità drammatica.
Compositore
italiano vissuto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del
Seicento, segnò il passaggio dal linguaggio
rinascimentale a quello barocco.
Nacque a Cremona nel 1567, portò avanti
gli studi musicali di contrappunto e viola nella città natale sotto la
guida di Marco Antonio Ingegneri, maestro di cappella del Duomo.
All’età di soli 15 anni vide pubblicate le sue prime composizioni, le Sacrae cantiunculae a tre voci, alle quali seguirono i Madrigali spirituali a quattro voci, le Canzonette a tre voci e il I e il II libro di Madrigali
a cinque voci (I madrigali rinascimentali erano
composizioni vocali profane a più voci, di solito cinque, su testi
spesso di insigni poeti; erano concepiti per intrattenere e divertire la
nobiltà e venivano talvolta accompagnati da strumenti).
Nel
1590 Monteverdi trovò impiego come violista alla corte dei Gonzaga a
Mantova. Le sue qualità emersero ben presto, tanto che il duca Vincenzo
gli affidò incarichi sempre più importanti, anche se soltanto nel 1601
lo nominò maestro di cappella. Intanto la sua fama si consolidava,
grazie ai successivi tre libri di madrigali, il III, il IV
e il V. In essi lo stile si distacca progressivamente da quello
corrente; la musica, sempre più incline al sentimento del patetico, è
tesa a esaltare i significati poetici, anche con l’uso di dissonanze ardite. Insieme al
successo, giunse anche una lunga polemica con Giovanni Maria Artusi, un
accademico bolognese tradizionalista, che gli rimproverava le
innovazioni troppo spinte. Monteverdi rispose alle critiche rivendicando
il suo nuovo stile, definito seconda pratica, volto a interpretare gli
«affetti», cioè i sentimenti, del testo poetico e a suscitarli negli
ascoltatori.
In tale orientamento si inserisce la favola pastorale Orfeo (1607).
Con l’Orfeo Monteverdi fonda un nuovo teatro musicale,
sviluppando le più avanzate tendenze espresse in quegli anni nelle opere
di Jacopo Peri e Giulio Caccini e aprendo la strada al melodramma barocco.
Al 1608 risale il celebre Lamento di Arianna, unico frammento pervenutoci della tragedia in musica Arianna, composto per i festeggiamenti di nozze tra Francesco Gonzaga e Margherita di Savoia.
Tra le composizioni sacre del periodo mantovano si ricorda il Vespro della Beata Vergine (1610), dedicato a papa Paolo V nella speranza di ottenere un impiego a Roma presso la corte papale.
Dopo il licenziamento
dalla corte di Mantova seguito alla morte del duca, Monteverdi ottenne
nel 1613 l’incarico di maestro di cappella della Repubblica di Venezia,
posto che tenne fino alla morte, avvenuta nel 1643.
Oltre a innumerevoli
composizioni sacre, tra cui la Selva morale e spirituale
(1640), diede alle stampe altri libri di madrigali, il VI
(1614) e il VII (1619), in cui il linguaggio diventava sempre più
moderno e originale. Nell’VIII libro (1638), intitolato Madrigali guerrieri et amorosi, per voci e strumenti vari, è inserito anche Il ballo delle ingrate (composto nel 1608) e Il combattimento di Tancredi e Clorinda (del 1624). In essa l’adesione ai
sentimenti e alle passioni espresse nel testo raggiunge vette raffinate,
grazie all’uso sapiente di tecniche nuove, come il genere concitato,
che si avvale di note di breve durata ribattute velocemente dagli archi per creare un effetto di trepidazione.
Negli ultimi anni di vita compose per i teatri pubblici veneziani due opere, Il ritorno di Ulisse in patria (1640) e l’Incoronazione di Poppea
(1643), mentre si moltiplicavano le committenze straniere, di corti
italiane (Parma e Modena) o europee (Varsavia e Vienna). Il IX libro di
madrigali fu pubblicato dopo la sua morte, nel 1651.
Dopo aver letto che il protagonista di una delle sue tante opere era uno dei miei personaggi mitologici preferiti, il grande viaggiatore e avventuriero Ulisse, mi sono sempre più incuriosita e ne ho letto il prologo. Mi è piaciuto così tanto che ho deciso di inserirlo in questo post.
Il ritorno di Ulisse in patria, SV 325
Tragedia di lieto fine in un prologo e tre attiPROLOGO
Humana Fragilità,Tempo, Fortuna, Amore
Humana Fragilità
Mortal cosa son io, fattura humana.Tutto mi turba, un soffio sol m’abbatte.
Il Tempo che mi crea, quel mi combatte.
Tempo
Salvo è nientedal mio dente.
Ei rode,
ei gode.
Non fuggite, o mortali,
ché, se ben zoppo, ho l’ali.
Humana Fragilità
Mortal cosa son io, fattura humana.Senza periglio invan ricerco loco,
ché frale vita è di Fortuna un gioco.
Fortuna
Mia vita son voglie,le gioie, le doglie.
Son cieca, son sorda,
non vedo, non odo.
Ricchezze, grandezze
dispenso a mio modo.
Umana Fragilità
Mortal cosa son io, fattura humana.Al Tiranno d’Amor serva sen giace
la mia fiorita età, verde e fugace.
Amore
Dio de’ Dei feritor, mi dice il mondo Amor.Cieco saettator, alato, ignudo,
contro il mio stral non val difesa, o scudo.
Humana Fragilità
Misera son ben io, fattura humana.
Creder a ciechi e zoppi è cosa vana.
Tempo
Per me fragileFortuna
Per me miseroAmore
Per me torbidoTempo, Fortuna, Amore
quest’uom sarà.Tempo
Il Tempo ch’affretta,Fortuna
Fortuna ch’alletta,Amore
Amor che saetta,Tempo, Fortuna, Amore
pietate non ha.Fragile, misero, torbido, quest’huom sarà.
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